Euroluce – Noi non ci saremo. Perchè?

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Un po’ ve l’abbiamo raccontato l’anno scorso in presa diretta cosa significhi partecipare ad una fiera internazionale di illuminazione. Cosa significa farlo a livello organizzativo per un’azienda ancora e soprattutto d’impronta familiare, giunta “solo” alla sua terza generazione (solo se si considera che è stata fondata nel lontano 1929), e cosa significa anche a livello strategico, come investimento e filosofia aziendale.

Non siamo impazziti. Quest’anno non abbiamo cambiato pensiero, né filosofia, ma semplicemente la modalità per attuarla. L’internazionalizzazione è una leva fondamentale nel mercato/panorama odierno ed è assolutamente da perseguire. Le fiere sono tuttora un valido strumento nella ricerca di nuovi clienti o nel consolidamento di rapporti commerciali già esistenti. Sono anche un’importante vetrina per mostrare le novità aziendali in tema di prodotti, tecnologie e tendenze. Un’occasione per fare relazione, per intessere rapporti e, perché no, anche per scambiarsi consigli con i colleghi delle aziende competitor o per studiare i trend dettati dai grandi nomi dell’Olimpo del design.

Ecco perché alle fiere importanti di settore non manchiamo mai (qui il resoconto della nostra visita alla recente Euroshop di Dusseldorf). Ma ecco anche perché abbiamo deciso di NON esserci alla prossima (imminente) edizione di Euroluce 2017, nell’ambito del Salone del Mobile. Non siamo scaramantici, non saltiamo l’anno per via della sua numerazione. Né crediamo che l’internazionalizzazione si persegua solo nelle kermesse fuori dal suolo italiano (ancora un po’ di sano patriottismo ci impedisce di pensarlo). Semplicemente una scelta strategica che affonda i suoi perché su alcuni numeri e sul concetto di glocalizzazione.

Partiamo dalla glocalizzazione. Non seguirà un’invettiva contro la globalizzazione, per carità, ma un semplice concetto, ovvero quello del “rapporto a chilometro zero” o rapporto glocal. Abbiamo deciso, per il biennio 2016 – 2017, di partecipare al format di fiera Architect@work. All’attivo abbiamo l’edizione di Vienna (12 e 13 ottobre 2016), quella di Milano (23 e 24 Novembre 2016) e infine quella di Londra (25 e 26 Gennaio 2017). Per il futuro ne stiamo pianificando una in Germania e forse in Francia.
Un format di fiera molto semplice ma al contempo vincente e, come detto, “locale”. Ecco perché ci è piaciuto da subito. La fiera consiste nel racchiudere in due mezze giornate di esposizione (orario pomeridiano fino alle 20, per venire incontro anche alle esigenze dei professionisti del settore) tutto il mondo legato alla progettazione. Come espositori sono coinvolti brand nel comparto edilizio (arredo, rivestimenti, infissi, materiale termo idraulico e apparecchi di illuminazione, ovviamente) rispettando delle quote per settore merceologico. Come visitatori sono coinvolti i professionisti legati al mondo della progettazione (architetti, interior designer, progettisti e installatori). Gli stand sono uguali per tutti nella metratura (molto democratica in questo senso) e nelle regole: per poter partecipare i prodotti esposti devono essere prima valutati e approvati da una commissione tecnica, che ne garantisce la reale natura innovativa.

La località della fiera consiste proprio nella possibilità di intessere rapporti one-to-one con i professionisti che la visitano e che spesso gravitano professionalmente nella città di riferimento, anche se accade frequentemente che i progetti su cui lavorano hanno respiro internazionale (è soprattutto il caso dell’edizione di Londra). Ecco perché è una fiera glocal a tutti gli effetti!
Ovviamente per una realtà aziendale come la nostra gli investimenti da effettuare vanno calibrati e ponderati. Obiettivo dichiarato e imprescindibile rimane comunque quello dell’internazionalizzazione. È cambiato invece il come perseguirlo. Decisione strategica di quest’anno è stata quindi quella di partecipare a questo format di fiera, a discapito di altre manifestazioni sempre dal respiro internazionale ma più grandi ed economicamente più impegnative, e investire nelle risorse umane che gravitano nel mondo dell’export (recente l’assunzione nella nostra squadra di un export manager di gruppo e di un back office che fosse in grado di dialogare in quattro lingue di ambito europeo).

Obiettivo nostro aziendale, per il 2017, è aprire mercati che ancora ci conoscono poco, come il mercato tedesco e quello francese, con un occhio sempre rivolto anche a realtà del medio oriente (uno su tutti il Qatar) e gli Emirati Arabi Uniti, con progetti che spesso nascono e si sviluppano in collaborazione con studi di progettazione basati su Londra, Milano o in Germania. Il mercato inglese, intanto, cresce e si sviluppa di anno in anno con un peso quasi del 40% sul fatturato estero di gruppo e una crescita nell’ultimo biennio sempre a doppia cifra. Obiettivo del 2017 è di arrivare a 1,5 milioni di fatturato per il comparto estero e le premesse ci sono tutte…

Insomma obiettivi ambiziosi, idee illuminanti, energie sempre fresche e organizzazione liquida e dinamica. Queste le parole chiave del nostro international 2017!

 

 

 

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