Se sei responsabile marketing di un’azienda e ti stai preparando ad una fiera del settore, anzi per essere più precisa ti stai preparando ALLA fiera, quella più importante dell’ambito, a livello internazionale. Quella che si verifica ogni due anni, che è un palcoscenico ed una vetrina mondiale, un’occasione imperdibile, di quelle da non bucare. Un investimento di tempo, risorse (umane ed economiche), una deadline fondamentale entro la quale presentare anche i nuovi prodotti, arrivare con la brochure delle news fatta e finita (e impaginata e lucidata e digitalizzata). E magari arrivarci anche…. Viva.
Se affronti tutto ciò, sai che il percorso di avvicinamento non è facile. Lo hai imparato sulla tua pelle con qualche anno di esperienza. Il percorso è impervio, ricco di imprevisti, contrattempi, difficoltà. Il periodo di avvicinamento è lungo (la data rossa lampeggia sul calendario del tuo iPhone da mesi) e inizia molto prima del primo giorno di fiera, ma al contempo sembra cortissimo, con il giorno del debutto che si avvicina a gran carriera e con le cose ancora da completare che sembrano un milione.
E si arriva al giorno precedente il debutto, quando sei già sullo stand. E ancora quella lampada sembra montata storta. E quell’altra addirittura ancora non è stata montata. E mancano gli sgabelli in reception. E dove avevamo messo le chiavette USB che domani dobbiamo dare ai clienti? E quelle lampadine in quella sfera in vetro non ci stanno. E mica ci siamo dimenticati i biscottini, da dare insieme al caffè? La fiera è tutto questo. È luce, è prodotto. Sono lampade, sono LED, ma è fatta anche di gadegt, di caramelle, di pacchetti di grana e salame messi con cura sottovuoto e portati rigorosamente dall’Italia (che si sa, il cibo tedesco non si può mica tollerare in uno stand tutto made in Italy). È fatta di uomini, di braccia, di mani che intrecciano cavi e sospendono fili.
Il giorno prima dell’inizio, intorno al tuo stand, sembra essere ancora tutto in alto mare. Iniziano solo nel tardo pomeriggio a posare la moquette negli spazi comuni della fiera. E tutto intorno vedi ancora carte, cartoni, cartacce. E poi, come per magia, il giorno dopo tutto splende ed è lucente. Alle 9 per l’apertura è tutto pulito e in ordine. Lo stand è perfetto (e se c’è qualcosa che non va probabilmente sei solo tu a saperlo). I tuoi commerciali sono freschi e sorridenti, pronti ad accogliere potenziali clienti con un sorriso smagliante (nonostante anche loro si siano sporcati le mani il giorno prima ed erano lì ad imprecare quanto te). E tu sei lì a goderti quello spettacolo. Poco importa se le unghie laccate di rosso prima di partire siano già scheggiate o rovinate o che la piega del parrucchiere sia già storta e moscia. Poco importa se sono solo le 9 del primo giorno e sei già stanca come se fosse l’ultimo, in fase di smantellamento e chiusura. Poco importa se tutto non è andato come preventivato (perché c’è mai qualcosa che vada secondo i piani??). Tutto questo – e molto altro – è la fiera della luce, è Light+Building 2016. Ed è stato bello farne parte.