Perché produciamo alcuni prodotti in Cina: totale trasparenza come segno di rispetto verso i propri clienti.

CINA

In un mercato sempre più volubile, lavoriamo per creare e produrre con stabilità e continuità, alla ricerca del prodotto perfetto… dove per “perfetto” intendiamo con il corretto rapporto qualità-prezzo. Produrre oggi, sia in Italia che all’estero, non significa semplicemente mandare un oggetto in catena di montaggio; significa raccordare numerosi elementi economici, qualitativi, distributivi, fiscali e amministrativi. Chi decide di portare avanti un progetto imprenditoriale oggi sa che dovrà affrontare molti aspetti, anche non semplici. I media generalisti, negli ultimi anni, hanno dedicato le prime pagine alla delocalizzazione della produzione come fatto negativo a prescindere, come anello di congiunzione fra una certa situazione politica e un malcontento generale indotto dalla fatidica crisi (mondiale). La possibilità di essere tutti opinionisti, in diretta sui social soprattutto, ha enfatizzato alcuni concetti generali anche quando non vi era la necessaria competenza nel trattare alcuni argomenti di per sé molto complessi. La Cina, protagonista assoluta di questa visione, è passata dall’essere vista come un partner commerciale interessante per stringere accordi bilaterali, al nemico da combattere nella corsa al ribasso. Sicuramente possono valere entrambi gli estremi, ma rimane sensata l’idea di considerare il percorso intermedio fra potenza costruttiva e avversario sleale.
Le condizioni di lavoro e il livello di retribuzione dei paesi asiatici sono ben lontane dalla nostra realtà, ma è pur vero che l’inarrestabile crescita economica attesta una realtà importante: la curva è ancora in salita e la capacità di costruire un grattacielo in 6 mesi deve far riflettere: il modello cinese di retribuzione è fortemente basato sulla produttività e (senza volerlo considerare giusto o sbagliato), ciò comporta una forza produttiva analoga a ciò che il nostro Paese ha vissuto negli anni del boom economico nazionale. La crescita ha portato anche a un’evoluzione delle competenze della manodopera: grazie al fatto che molti impianti sono stati importati dall’Europa, compresa la formazione del personale e il controllo qualità in loco, il livello si è alzato e consente di non perdere le commesse. Senza contare che anche in Cina la preparazione professionale di tecnici e ingegneri è intesa come un patrimonio sul quale investire: innovazione e tecnologie proprietarie non possono che aumentare la credibilità delle risorse e migliorare i modelli di produzione e di esportazione. Un altro fattore che influenza l’economia di scala è il costo dell’energia: in Cina l’elettricità costa fino a 5 volte meno rispetto all’Italia – che rimane uno dei paesi europei con il costo più elevato – e anche se in questo momento vi è carenza di produzione di energia dovuta alla domanda in costante crescita, si tratta di un valore che ovviamente influenza positivamente il comparto industriale.

Il progetto strategico cinese sembra avere come obiettivo principale rivestire il ruolo di “grande produttore a servizio del mondo”. È chiaro che il prezzo competitivo è la leva principale dello sviluppo economico a doppio senso: la Cina produce molto, noi acquistiamo molto, il consumatore finale ha a disposizione un’ampia scelta di prodotti ideati, ingegnerizzati e distribuiti in Italia. E quando il prodotto è Made in Cina, noi lo dichiariamo nel rispetto della legge anzitutto, ma in primo luogo per informare correttamente il nostro Cliente.

Inoltre, la capacità di reagire velocemente alle richieste del mercato è un plus che comanda i più grandi meccanismi commerciali, in ogni settore: dalla moda all’automotive, dalle telecomunicazioni all’elettronica, passando soprattutto per i beni a largo consumo. La Cina moderna – rapportata al mercato odierno – non può essere relegata al ruolo di terzista, ma va intesa come un attore in grado di modificare il panorama mondiale dell’industria e dell’innovazione, fra l’altro in tempi sempre più veloci. Come dire: da imprenditori illuminati, converrà conoscere meglio, piuttosto che ignorare, una potenza in grado di modificare le regole, se non addirittura di crearle su proprio modello. Ma come si è arrivati a questo stadio? La crescita economica cinese inizia nel 1978, quando lo stato abbandona la chiusura economica e politica per tendere verso le opportunità di un mercato libero. Ad un anno di distanza vengono introdotte le “Special Economic Zone”, aree del territorio entro le quali le fabbriche che ricevevano commissioni dall’estero venivano avvantaggiate fiscalmente. Negli anni Novanta vengono poi istituite le “Technology Developed Zones”, aree in cui si tendeva a sviluppare le attività di ricerca e sviluppo, anche servendosi di finanziamenti dall’estero. Queste aree comprendevano un polo universitario dedicato alla ricerca, un centro d’innovazione tecnologica e un’impresa commerciale per la produzione e la vendita dei prodotti nati dalla ricerca congiunta di questi enti.
L’innovazione, il cambiamento, la ricerca… ancora una volta sono queste le parole chiave della crescita economica e produttiva: dal 1980 sino ai primi anni del 2000 (stime della Banca Mondiale), la Cina ha registrato un incremento medio annuo del PIL pari al 10%; secondo IHS Global Insight intorno al 2010 la produzione manifatturiera mondiale era coperta per il 19,8% dalla produzione della Cina, un dato veramente significativo.
Pianificazioni economiche precise e normative che hanno regolato molti aspetti (come il controllo della crescita demografica), hanno reso la Cina uno dei paesi più ricchi di prospettive economiche di tutto il mondo, superando anche gli Stati Uniti, che secondo le analisi della Global Insight avevano mantenuto il primato di produzione manifatturiera mondiale per 110 anni prima del sorpasso.  Il valore assoluto da perseguire è “prodotto con un perfetto rapporto qualità-prezzo”, ma nel frattempo il consiglio è imparare a valutare un prodotto per quello che è, analizzando soprattutto il suo prezzo sul mercato. Se una lampada ha un patrimonio di design, ricerca, personalizzazione artigianale e qualità industriale, allora rappresenta adeguatamente il sistema dei valori della marca, indipendentemente da dove viene costruita. Ciò vale anche per il costo: il consumatore oggi può facilmente comparare i prezzi di prodotti simili fra loro e verificare la credibilità dell’azienda che li sta proponendo.

 

Riassumendo: per noi produrre in Cina alcuni modelli significa progettare in Italia design e concept, trovare un partner cinese affidabile (è vero, non tutti lo sono) che li possa costruire in esclusiva, in tempi ragionevoli e a costi interessanti. I nostri partner commerciali hanno un referente europeo interno, che può dialogare facilmente con il nostro ufficio tecnico risolvendo il problema linguistico e culturale. Noi vogliamo essere trasparenti: i nostri prodotti hanno sempre segnalata la provenienza dell’apparecchio, com’è giusto e corretto dal punto di vista normativo. E oggi facciamo anche di più, raccontandovi alcuni prodotti che da tempo sono realizzati nella Repubblica Popolare Cinese, e personalizzati dal nostro logo, che ne attesta la “paternità”, ovvero:

. Argo

. Kora

. Fringe

. Login

Tutti prodotti di ottima fattura, come dimostrano le vendite e il costante apprezzamento degli addetti ai lavori che li scelgono e li utilizzano quotidianamente: questo a dimostrazione che Italia e Cina, forse, oggi non sono poi così lontane!

Join the discussion

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *