La luce e l’umore, non solo di lunedì.

Scoiattolo

Una sperimentazione su piccoli roditori ha chiarito il meccanismo mediante il quale le variazioni di luce ambientale
- per esempio alternando continuamente brevi cicli di luce e di buio della stessa durata – possono determinare disturbi dell’umore, fino alla depressione, e deficit di apprendimento: a mediare questa influenza sono specifiche cellule della retina. Si tratterebbe quindi di un’interazione diretta, che non coinvolge né il sonno né i ritmi circadiani. La luce è in grado d’influenzare direttamente le capacità di apprendimento e di disturbare l’umore agendo su specifiche cellule della retina, le cellule gagliari. Lo hanno dimostrato Tara A. LeGates del Dipartimento di Biologia della Johns Hopkins University a Baltimore, nel Maryland, e colleghi di un’ampia collaborazione internazionale, che firmano in proposito un articolo sulla rivista “Nature” . E’ un fatto acquisito che le variazioni di luce possono alterare negativamente l’umore e le funzioni cognitive: per esempio, l’esigua durata del giorno durante l’inverno, particolarmente evidente nei paesi del Nord, può portare a sindromi depressivi. Si è verificato sperimentalmente, inoltre, che studiare in condizioni di luce diurna è più proficuo che studiare di notte alla luce di una lampada.

Tuttavia, finora non si conoscevano i circuiti neuronali attraverso i quali si esplica questa influenza delle condizioni di luce, né era chiara la funzione di tali circuiti. L’ipotesi prevalente era che le variazioni dell’esposizione al sole alterassero i ritmi circadiani (i processi che controllano il nostro “orologio biologico” con ciclo di 24 ore). Un altro fattore indiretto sulla funzionalità del cervello, finora ritenuto cruciale, era la deprivazione del sonno. Per verificare queste ipotesi, LeGates e colleghi hanno sottoposto alcuni topi di laboratorio a un ciclo di luce/buio aberrante definito ultradiano (3,5 ore di luce seguite da 3,5 di oscurità, quindi evitando di far prevalere l’esposizione alla luce o viceversa all’oscurità) verificando che non avesse effetti né sul ritmo del sonno né sui ritmi circadiani. L’isolamento dei diversi fattori implicati ha consentito di dimostrare che la luce regola direttamente i comportamenti collegati all’umore e alle funzioni cognitive.

Gli animali hanno mostrato infatti un incremento dei comportamenti di tipo depressivo e chiari deficit di apprendimento. In particolare, i risultati della sperimentazione dimostrano che i problemi di umore precedono quelli di apprendimento, dal momento che la somministrazione dei farmaci antidepressivi fluoxetina e o desipramina ha consentito di ristabilire i corretti ritmi di apprendimento e di sonno nei topi esposti al ciclo di luce/buio aberrante. Con un secondo test, i ricercatori hanno individuato anche la via neuronale che media questa processo: si tratta delle cellule gangliari retinali fotosensibili. I topi mancanti di queste specifiche cellule della retina, infatti, non hanno manifestato alcun deficit di apprendimento né alterazioni nell’umore.

Fonte: www.lescienze.it

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